Nel XVIII secolo, il legname del Gran Bosco è stato utilizzato per produrre le grandi travature a vena diritta delle più importanti opere di ingegneria militare e civile di casa Savoia. Oggi il valore dell'area protetta, nata per tutelare quel nucleo inziale di 800 ha di foresta mista di abete bianco e abete rosso, non ha più un significato puramente economico ma soprattutto ecologico e sociale. La cospicua presenza dell’abete bianco e dell’abete rosso, rari nelle Alpi occidentali a causa del clima continentale ne costituisce l'eccezionalità. E' probabile che la loro diffusione nel Gran Bosco abbia due cause principali: un microclima particolare, con ristagno di umidità atmosferica, e l’esistenza di un ecotipo resistente all’aridità estiva. Per queste ragioni, unite al vigore vegetativo e alla buona conformazione dei fusti, i popolamenti di abete bianco, abete rosso e pino cembro del Gran Bosco sono inseriti nel “Libro nazionale dei boschi da seme”, destinati a fornire materiale di propagazione per rimboschimenti su tutto il resto delle Alpi.
Foto Elena Regazzoni
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