Nella frazione Oulme di Salbertrand, lungo il corso del Rio Secco, sono ancora riconoscibili i resti di un antico opificio idraulico. Nascosti tra alberi e cespugli sono presenti le tracce del canale, prima sospeso e poi interrato, che portava l'acqua al complesso preindustriale dove, in un edificio ormai crollato erano ospitate le macine del mulino, la pesta per la lavorazione della canapa e la fucina del fabbro.
Secondo quanto scritto dalla maestra Clelia Baccon nel libro "Salbertrand, storia di una comunità alpina e della sua Valle", il toponimo del luogo, la "Fàuria", che ha anche attinenza con il cognome salbertrandese Faure, deriva proprio dal latino "faber" (fabbro).
Foto Simona Molino
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